Ho appena visto The Great Debaters di Washington, film ben fatto che racconta come ci si prepara ad un dibattito, il razzismo contro i neri in America del '35 e come l'esperienza di vita sia un fatto citabile in una discussione quanto un filosofo, un teologo o uno storico.
Quello che questi giovani studenti facevano, da noi non l'insegnano, anzi in questi 20 anni si è insegnato, grazie ai monopoli televisivi, a URLARE e basta e annientare l'avversario possibilmente barando e falsando la verità.
In un altro film, una donna chiede ad un altra: "... perché tu dici sempre la verità? " "Perché è più facile da ricordare" risponde l'altra. Meraviglioso! Adesso sappiamo perché Andreotti e tanti altri politici, manager, faccendieri e criminali, si avvalgono della facoltà di non rispondere o dei "non ricordo" davanti a giudici o giornalisti.
Non sentivo queste parole dalla fine degli anni 70, qualche anno prima che mi comprassi l'Apple II...! Stupendo articolo, del livello appunto dei "Debaters", fatto cioè di considerazioni tutte legate a riferimenti veri e concreti. Niente propaganda e populismo, ma tanta conoscenza e discernimento. Fra l'altro Apple e Jobs vengono incastrati dentro in un modo delizioso e preciso, grazie ad una polemica di un conservatore... Da leggere!! L'unica cosa su cui non concordo con l'autore è proprio il titolo, quella che sta iniziando non è principalmente una guerra di classe, ma una guerra generazionale. La Prima Guerra Generazionale basata su veri e propri bisogni, sulla realtà e non su ideali o politica.
E non mi si venga a parlare del '68 e dei 68ini, oggi tutti ricchi e furbetti se non faccendieri, ladri e voltagabbana, oltre che ipocriti e mercenari.
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